chi non raccoglie con me disperde

chi non raccoglie con me disperde

 

 

 

 

 

LETTURE: Ger 7, 23-28; Sal.94; Lc 11, 14-23.

 

1. "Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo..."


            Nel momento più drammatico della storia di Israele, spetta a Geremia il compito di transitare verso un'alleanza che non ha paragoni con le precedenti. In un momento in cui il popolo vede smentita la promessa di Dio, e in crisi l'identità dello stesso Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe... lui deve farsi testimone di una nuova e ulteriore manifestazione di Dio, incommensurabile con le precedenti. Solo in Gesù Cristo le contraddizioni proposte da Geremia troveranno coerenza. Per i cinque e più secoli che lo separano da Gesù varrà un solo metodo: Ascolta Israele!

Quella novità in-comprensibilesi poteva accogliere e ancora oggi si accoglie ascoltando, prestandovi attenzione, affinando la capacità di distinguerla da altre proposte più effimere. Ascolto diventa nell'esperienza spirituale di Geremia e del piccolo resto che lo seguirà, accoglienza di una parola efficace, con la quale stabilire una relazione, un dialogo, all'insegna della ricerca, del discernimento, della trasformazione. Ascolto diventa interpretazione di una visione, lettura dei segni dei tempi e obbedienza a ciò che essi comportano, scelta di come, dove e con chi camminare. Ascolto si fa obbedienza a Dio, quel Dio che è più grande del tuo cuore!

 

2. L’unità in Gesù Cristo

           «"Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde" (Lc 11, 23). Questa parola di Gesù non lascia scampo. Non si può essere neutrali di fronte a Gesù, all'evangelo che annuncia, ai segni che compie: bisogna scegliere se stare con lui, accogliere  la sua parola e lasciarsi trasformare da essa, oppure prendere altre vie, abbracciare altre logiche, seguire altri maestri. Il risultato che Gesù prospetta è drammatico: si "voltano le spalle" a Dio (cf. Ger 7, 24) e la propria vita entra nel vortice della dispersione. Ogni via che ci allontana da Dio ci conduce in un deserto senza più punti di riferimento, facile preda di colui che ha come scopo di rompere l'unità nell'uomo, tra gli uomini e con Dio.(...) L'indemoniato guarito da Gesù è il simbolo dell'uomo reso prigioniero di colui che divide e disperde, il tentatore» (Messa e Preghiera Quotidiana, marzo 2017, EDB, p.248).

           In questa quaresima siamo invitati alla vera conversione, a guardare la nostra coscienza, se infatti siamo ancora prigionieri delle tentazioni del diavolo e del mondo, o se riusciamo a liberarci tramite l’amore di Gesù Cristo. E' una sfida per noi imitare l'esempio dei martiri della Chiesa che hanno avuto il coraggio di ascoltare, di seguire, di unire.

 

3. L’esempio dei missionari martiri

 

Il 24 marzo 1980, mentre celebrava l'Eucarestia, venne ucciso Monsignor Oscar A.Romero, Vescovo di San Salvador nel piccolo Stato centroamericano di El Salvador.

La celebrazione annuale di una Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, il 23 e il 24 marzo, prende ispirazione da quell'evento sia per fare memoria di quanti lungo i secoli hanno immolato la propria vita proclamando il primato di Cristo e annunciando il Vangelo fino alle estreme conseguenze, sia per ricordare il valore supremo della vita che è dono per tutti. Fare memoria dei martiri è acquisire una capacità interiore di interpretare la storia oltre la semplice conoscenza.

“Non bisogna mai esitare a domandare i posti dove maggiori siano pericolo, sacrificio, possibilità di dedizione: lasciamo l’onore a chi lo vuole, ma rischio e pena reclamiamoli sempre. Come cristiani siamo tenuti a dare l’esempio del sacrificio e della dedizione. È un principio al quale bisogna essere fedeli sempre, con semplicità, senza domandarci se in una simile condotta s’insinui l’orgoglio. È il nostro dovere; quindi compiamolo e preghiamo il nostro Diletto, lo Sposo della nostra anima, che ci conceda di compierlo in totale umiltà e con pienezza d’amore per Dio e per il prossimo”.

Con questo testo del Beato Charles de Foucald, missionario della presenza e della bontà, desideriamo ricordare che il 2016 è stato il primo centenario del suo martirio ma anche che la vita donata di tanti nostri fratelli e sorelle fino al martirio non è altro che l’estrema conseguenza di chi ha scelto non l’onore ma la dedizione totale, non comodità e sicurezza ma, a costo di qualunque sacrificio, donare la pienezza di vita di Gesù. Non eroi ma uomini e donne la cui vita è stata consegnata al Vangelo e che, come Gesù, ci ripetono. Non abbiate paura…. siamo comunque servi inutili. Uomini e donne che hanno costruito la loro vita in Gesù e con Gesù, cercando anche loro di vincere le tentazioni del mondo.

La riflessione tematica per questo anno è: "Non abbiate paura".

 “Non abbiate paura” è l’invito che compare ad ogni teofania ed è la frase che più ripete Gesù Risorto tutte le volte che si mostra ai suoi discepoli. Un invito che aiuta ad affrontare momenti bui, difficili, di persecuzione, sapendo che il Signore è sempre accanto ad ognuno di noi.

È la stessa frase che dice un padre al proprio figlio che sta imparando a nuotare: “Buttati, non avere paura, ci sono io!” o mentre comincia a pedalare su due ruote.

E dovendo immaginare la vita di un martire nei momenti prima del proprio martirio, ci piace credere che questa frase sia quella che si sentono più spesso dire da Gesù che li accompagna fino all’estremo della loro testimonianza.

“Non abbiate paura”

di affrontare ingiustizie a causa del Vangelo;

di essere perseguitati perché scegliete di stare dalla parte dei poveri;

di essere umiliati, oltraggiati, calpestati, perché perseguite con tenacia la via del Signore;

Non abbiate paura perché per voi è già grande la ricompensa, non dovrete aspettare chissà quanto tempo.

Non abbiate paura anche perché essa, molto spesso, diventa proiettiva, capace di mostrarci ciò che non esiste, nemici che non ci sono, difficoltà inesistenti. È così che fa la paura: prima ti paralizza, quindi blocca il tuo cammino e il tuo percorso di vita e di fede, poi proietta dei film, raccontandoti, per esempio, di un padre severo ed esigente che non è il Padre di Gesù, facendoti sospettare di essere in terra nemica quando invece non esiste l’ombra di un pericolo. La paura è capace di farti vedere ciò che non c’è; ecco perché Gesù ci esorta a non temere.

La paura spesso ci fa compiere scelte assurde, capaci poi di minacciare le nostre relazioni. (...)“Veramente costui era il Figlio di Dio” professa il centurione dinanzi al crocifisso, e il martire sa che questa cosa può succedere ancora, ecco perché non molla, ecco perché non scappa, ecco perché offre la propria vita ad esempio del suo e nostro maestro Gesù» (http://www.missioitalia.it).

 

            Ringraziamo il Signore per il dono del martirio nella Chiesa, per la vita di tanti martiri.

            In quest'oggi ringraziamo il nostro Dio per l'approvazione del miracolo attribuito alla intercessione dei Beati Francesco Marto e Giacinta Marto, fanciulli di Fátima. Chiediamo la loro protezione per tutti noi affinché siamo sempre coraggiosi testimoni di Gesù nella società in cui viviamo.

           

 

                                                  P.Saturino da Costa Gomes, scj