PREGARE INSIEME

PREGARE INSIEME

Omelia: Pe. Nuno da Silva Gonçalves, sj :: 4 giugno 2015

La storia del matrimonio di Sara e Tobia, che la prima lettura oggi ci ricorda, è un invito rivolto alle coppie a crescere insieme a livello spirituale e umano.  Sono convinto che una coppia che è capace di pregare insieme cresce ed è più capace di affrontare le difficoltà.  Lo dico sempre nella celebrazione dei matrimoni. L’intimità spirituale, la capacità di stare entrambi davanti al Signore per pregare, nutre e fortifica la vita di una coppia in tutti i suoi aspetti.

Ciò che è vero a livello di coppia e, quando vengono i figli, a livello di tutta la famiglia, è vero anche per altri gruppi.  Chiaramente, per una comunità religiosa, è fondamentale la capacità di pregare insieme come base della vita fraterna; e non è meno importante in una situazione di responsabilità pastorali condivise, come forse è già capitato o capiterà ad alcuni di voi.

Pensiamo, ad esempio, alle situazioni in cui un gruppo di parrocchie è affidato a un gruppo di sacerdoti.  Come sarà possibile condividere le responsabilità pastorali senza pregare insieme? Come farlo senza chiedere insieme al Signore che sia Lui a indicare e illuminare le strade dell’incontro con il suo gregge?  Senza un certo grado di vita spirituale condivisa sarà possibile l’assunzione comune di responsabilità apostoliche?  Non mi pare sia possibile!

Soffermiamoci adesso nel vangelo di oggi dove ritroviamo i due comandamenti, i due amori che non si possono separare; cioè, l’amore a Dio e l’amore al prossimo.  L’amore a Dio è l’amore della totalità.  Come amare il Signore di tutte le cose se non con la totalità di ciò che siamo e con tutte le nostre forze?  Come amare il Signore se non con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutta la forza?  La misura è chiaramente la totalità.

Per l’amore al prossimo, la misura è chiaramente l’identità.  Amare l’altro come se stesso.  Vedere nell’altro un prolungamento di me stesso e vedere me stesso come un prolungamento dell’altro; perché siamo uniti dalla stessa umanità.  L’incarnazione del Figlio di Dio ha reso ancora più evidente la nostra identità comune di fratelli e sorelle perché lui stesso si è fatto uno di noi e con noi ha condiviso lo stesso Padre.  L’incarnazione ci ha reso ancora più simili e vicini gli uni agli altri.  Ci ha reso più amabili perché più identici, nell’enorme ricchezza della diversità.

“Non c’è altro comandamento più grande di questi” – conclude Gesù.  I due comandamenti si confondono, si esigono e implicano reciprocamente.  Per un cristiano, sono inscindibili.  Che lo possiamo sempre riconoscere nella nostra vita e che il Signore ci possa dire come allo scriba del vangelo di oggi: “Non sei lontano dal regno di Dio”.