Messa della Cena del Signore (2020)

Messa della Cena del Signore (2020)

Messa della Cena del Signore

 

1. Nel famoso film "Forrest Gump" (di 1994), ad un certo punto il capitano Dan getta la seguente domanda al giovane Forrest, caratterizzato dalla sua gentilezza e dalla sua simultanea innocenza intellettuale: "Forrest, tu hai già trovato Gesù nella tua vita?" Al che Forrest risponde: "Mi dispiace, capitano, ma non sapevo che dovevo cercarLo!"

            Celebrare oggi l'istituzione dell'Eucaristia è proprio questo: celebrare il sacramento in cui possiamo "trovare" Gesù in un modo più visibile. In effetti, il rischio maggiore che la routine può causare nella nostra fede è la contaminazione di un certo "arianesimo eucaristico", cioè: arrivare al punto di non riuscire a vedere la dimensione divina nell'Eucaristia, riducendola soltanto a un semplice atto celebrativo umano.

 

2. Infatti, poiché il Figlio eterno è diventato il Verbo incarnato, e poiché questo Verbo è diventato pane eucaristico, è solo in questo modo che possiamo affermare che, attraverso questo pane che condividiamo nell'Eucaristia, assaggiamo l'eternità. Inoltre, delle molte letture spirituali che possiamo fare sull'Eucaristia, c'è un autore francese che afferma che possiamo vedere nell'Eucaristia un'autentica "biografia di Cristo", nelle sue quattro dimensioni.

            In primo luogo, una cristologia dell'incarnazione che corrisponde ai riti iniziali, in cui accogliamo il Figlio inviato dal Padre per comunicare la sua misericordia sui nostri peccati, come ci ricorda il momento del suo annuncio e della sua nascita a Bethleem,

            In secondo luogo, una cristologia della Parola che corrisponde alla Liturgia della Parola, in cui Cristo, la Parola per eccellenza, ci insegna a leggere le parole del Libro delle Scritture e del Libro della Creazione, come ci ricorda tutta la sua vita pubblica fino al suo ingresso a Gerusalemme.

            In terzo luogo, una cristologia eucaristica che corrisponde alla liturgia eucaristica, in cui l'uomo, in risposta all'ascolto di questa Parola, offre a Dio i doni della sua opera (pane e vino) che diventeranno l'offerta del sacrificio di Cristo (Corpo e Sangue), come ricorda ci il momento dell'istituzione dell'Eucaristia e della sua passione e morte;

            E in quarto luogo, una cristologia di comunione che corrisponde ai riti di comunione, in cui condividendo il Corpo del Risorto ci affermiamo anche come Figli del Padre, culminando nella missione apostolica con l'invio dopo la benedizione finale, come ci ricorda il momento della sua risurrezione, Ascensione e invio dello Spirito su di noi.

 

3. Perché oggi è anche il giorno del sacerdozio, sappiamo che l'Eucaristia che celebriamo non può essere ridotta solo alla "Eucaristia sinottica" (rituale di fede), ma dobbiamo anche celebrare la "Eucaristia giovannea" (azione di beneficenza), che ascoltiamo nel vangelo di oggi (Gv 13:15).

            Queste non sono due eucaristie opposte e diverse, ma un'unica eucaristia composta da questi due elementi interconnessi: perché una carità scollegata dall'eucaristia, si riduce a una mera filantropia sociale; e un'Eucaristia la cui fede celebrata non si traduce in opere, è ridotta al puro spiritualismo (Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 12).

            In questo diluvio che stiamo attraversando e che precederà una nuova fase dell'umanità, la fase post-globalizzazione, ciò che il Signore ci chiede, a noi sacerdoti,

più che atti straordinari o sofisticate giustificazioni teologiche per difenderlo,  è la stessa richiesta di sempre, che Paolo ci ricorda in seconda lettura (1Cor 11,24): celebrare il ricordo della sua Eucaristia in questa sua doppia dimensione, come ha testimoniato in modo meraviglioso don Giuseppe Berardelli.

            E di fronte a questa richiesta permanente da parte del Signore, soltanto dobbiamo dare una risposta permanente, ma con l'intensità che quella canzone di Marco Frisina ci sfida, dicendo: "Eccomi!".

            Inoltre, vogliamo anche ricordare in questa Eucaristia tutte quelle persone che segnano la storia della nostra vocazione sacerdotale, vale a dire: le persone che sono state per noi un primo segno vocazionale; le persone che ci hanno accompagnato e formato per la vita sacerdotale; e le persone con cui condividiamo la nostra missione sacerdotale, cercando di lasciare all'umanità quel segno di misericordia che abbiamo ascoltato in prima lettura (Es 12, 13-14).

 

4. Da finire, chiediamo a Maria, la Signora della Speranza, ispirarci a sapere come affrontare questo tempo: un tempo in cui, oltre a comprendere Dio, è soprattutto un momento di avere fiducia in Lui! E come Forrest Gump, non abbiamo bisogno di cercare Gesù, una volta che sappiamo che Lui è sempre con noi nella nostra barca.

            E perchè? Perché la fede non è una conquista, ma una accoglienza. Perché il calice non è un trofeo sacerdotale, ma un simbolo della nostra consegna al sacerdozio. E perché "il tempo è superiore allo spazio" (EG 222).

 

Pe. José Miguel (Diocesi di Braga)