Gesù modello di servizio per una chiesa missionaria

Gesù modello di servizio per una chiesa missionaria

OMELIA -  21 aprile 2016

 

LETTURE: At 13, 13-25; Salmo 88(89); Gv 13, 16-20

 

1. Una chiesa missionaria

Siamo a metà del racconto degli Atti. Continua il primo dei viaggi apostolici di Paolo, che occuperanno tutta la seconda parte del libro. Il capitolo 13 contiene in sintesi l’annuncio di Paolo ai Giudei di Antiochia di Pisidia, di lingua greca ed ellenizzanti. Pur con differenze dovute a tempo, luogo e persone diverse, è analogo a quello di Pietro a Pentecoste e di Stefano davanti al Sinedrio. Mostra infatti Gesù come compimento della promessa ad Israele.

La prima parte (13,16b-25) racconta la storia dei padri nella fede. Ne risulta come una grande pagina di collage con le foto di famiglia. Rivisitando a volo d’aquila l’AT, ne tocca le tappe e relative figure fondamentali: l’elezione dei padri e la nascita del popolo in Egitto (Genesi), la liberazione dall’Egitto e il cammino nel deserto con il dono della legge (Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio), l’occupazione della terra (Giosuè, Giudici e Rut), il regno di Saul e la promessa a David di un discendente che sarà il Messia salvatore (1-2 Samuele): costui è Gesù, di cui il Battista, ultimo dei profeti, ha parlato.

A differenza del discorso di Stefano (7,2-53) lungo il doppio di questo, Paolo non sottolinea la durezza di cuore del popolo che ha crocifisso il Messia. In questa prima parte evidenzia come Dio guida la storia, portandola dall’elezione di Israele a Gesù, germoglio di Davide. C’è continuità di disegno tra Israele e chiesa. Non c’è contrapposizione tra i due: non c’è lotta tra albero e rami, tra rami e frutti. La riconciliazione tra madri/padri e figlie/figli è la condizione perché la vita continui.

Questa riconciliazione è implicita nel v. 24. Infatti la missione del Battista è quella dell’Elia redivivo: è mandato “davanti al volto” del Signore per prepararne l’accoglienza attraverso la conversione del cuore dei padri verso i figli e dei figli verso i padri (cf. Mt 3,1.23s). Anche i quattro Vangeli presentano la croce come il luogo di conciliazione tra Dio e uomo e degli uomini tra loro (cf. anche Ef 2,11-22; Col 2,13-15).

La Chiesa appena nata ha manifestato subito la sua identità: la sua natura missionaria. La Chiesa è mandata a portare la salvezza, cioè il Salvatore, Cristo Gesù. Caratteristica singolare ed importante: la presenza di Maria, la Madre di Gesù, che ha la funzione di aprire i cuori degli uomini a Cristo.

 

2. Gesù, modello di servizio

A partire da oggi, per tre settimane, tutti i giorni, eccetto le feste, il vangelo di ogni giorno è tratto dalla lunga conversazione di Gesù con i discepoli durante l’Ultima Cena (Gv 13 a 17). In questi cinque capitoli che descrivono l’addio di Gesù, si percepisce la presenza di quei tre fili che tessono e compongono il vangelo di Giovanni: la parola di Gesù, la parola delle comunità e la parola dell’evangelista che fece l’ultima redazione del Quarto Vangelo. In questi capitoli, i tre fili sono in tal modo intrecciati che il tutto si presenta come una tela unica di rara bellezza ed ispirazione, dove è difficile distinguere ciò che è dell’uno e ciò che è dell’altro, ma dove tutto è Parola di Dio per noi.

Questi cinque capitoli presentano la conversazione che Gesù ebbe con i suoi amici, la sera del suo arresto e morte. Fu una conversazione amica, che rimase nella memoria del Discepolo Amato. Gesù sembra che volle prolungare al massimo questo ultimo incontro, questo momento di molta intimità. Lo stesso avviene oggi. C’è conversazione e conversazione. E c’è la conversione che va in fondo al cuore e rimane nella memoria. Tutti noi, ogni tanto, abbiamo questi momenti di convivialità amichevole, che dilatano il cuore e costituiscono una forza nei momenti di difficoltà. Aiutano ad avere fiducia ed a vincere la paura.

Gesù ha appena lavato i piedi ai discepoli, azione commovente e ricca di significato nel contesto dell'ultima cena. Poco prima, arrivando a Gerusalemme con i suoi, la gente ha fatto festa, acclamando Gesu: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele!" (Gv 12,13).

Con l' umile gesto di lavare i piedi, Gesù intende portarli dall'esaltazione della folla alla realtà profonda: Il Figlio di Dio è venuto per servire; Dio ha preso la nostra carne in Cristo per prestarci un servizio di amore sconfinato: la salvezza e la possibilità di partecipare alla vita di Dio.

Gesù parla ai suoi senza alcuna reticenza. Anche loro, se vogliono essere suoi veri discepoli, devono farsi in Lui Servi sofferenti del Padre. Anche loro devono espiare il peccato del mondo. Devono caricarsi delle loro colpe e portarle sul legno del loro martirio spirituale e fisico, dell'anima e del corpo. La Chiesa di Gesù Signore non è quella trionfante, del successo, del potere, della conquista dei posti di comando. È invece la Chiesa che deve stare sempre sulla croce per la salvezza di ogni uomo. Quindi essere cristiani sul serio significa servire le sorelle e i fratelli con amore; vocazione umile ma sublime che tocca l'essenza della realtà.

A chi cammina dietro di Lui, Gesù promette oggi la sua corona di spine e la sua croce, i suoi flagelli e i suoi insulti, domani darà la loro ricompensa eterna. Essere cristiani e non conformarsi al Crocifisso realmente e spiritualmente è un controsenso. Un Maestro Crocifisso e Risorto vuole discepoli anch'essi crocifissi per dare speranza a questo mondo.

 

Cerchiamo, dunque, di essere veri servitori della Chiesa, in cammino col Signore Gesù, nostro Maestro.

E che S.Anselmo, grande evangelizzatore e missionario, la cui memoria oggi celebriamo, interceda per noi presso il Signore affinchè questo Tempo Pasquale ci aiuti ad essere consapevoli della nostra vocazione missionaria e a mettere in pratica la Parola di Gesù.

 

P.Saturino da Costa Gomes, scj