Gesù attrae per la coerenza della vita

Gesù attrae per la coerenza della vita

OMELIA - 21 gennaio 2016

Letture: 1 Sam 18, 6-9: 19,1-7; Sal 55; Mc 3, 7-12

 

1. Annunziare Gesù

Usando un linguaggio moderno, verrebbe da dire che Gesù, durante la sua esperienza terrena, è stato un trascinatore di folle, soprattutto di quella massa di gente povera e delusa dai comportamenti e dagli insegnamenti di quei maestri, i quali imponevano agli altri pesanti fardelli che loro non osavano neanche toccare.

Gesù invece attrae per la limpidezza del suo messaggio, per la coerenza della vita, per il potere divino di sanare corpi e anime. Egli parla con autorità umana e divina e vuole innanzi tutto calarsi nella realtà più viva della storia dell'uomo. Stando tra la gente ne percepisce e sperimenta tutta la profondità e la drammaticità nella debolezza della nostra stessa natura, corrotta dal peccato. Si accostano a lui famelici e assetati di verità; gente di ogni ceto. Molti sono malati nel corpo e nello spirito.

Gesù teme di essere schiacciato da tanta miseria per cui «egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero». Noi sappiamo che il peso dell'umanità si tramuterà in passione, croce, calvario e morte per Cristo. Intanto come preannuncio e in vista di quella risoluzione finale, molti vengono prodigiosamente guariti. Per Cristo però i miracoli sono soltanto segni tangibili del suo amore e della sua missione e non vogliono essere espressione di potere o, ancor meno, motivo di trionfo. Ecco perché fa tacere gli spiriti immondi, che gli prostrano dinanzi e lo proclamano figlio di Dio.

I destinatari del vangelo di Marco erano provenienti dal mondo pagano, quel mondo dove la spettacolarità e le grandezze erano misurate dalle acclamazioni e dai trionfi negli stadi e nella vita; egli vuole distoglierli dal valutare allo stesso modo gli interventi di Dio nella loro vita. Dio agisce di preferenza nel silenzio e opera nelle profondità dell'anima: vuole non dar spettacolo agli uomini, ma garantire loro la salvezza.

Noi, suoi discepoli, siamo chiamati a mettere la barca della nostra vita a disposizione del Signore. Poco importa se la userà o se resteremo in attesa: egli sa che può fare di noi ciò che vuole. il Signore ha bisogno di noi, servi inutili, anche solo per avere spazio in mezzo alla folla. Siamo collaboratori di Dio, nel nostro piccolo, il Signore ci rende discepoli e apostoli, ci usa come strumento per la sua gloria, per l'annuncio della sua salvezza. È lui che opera in noi, è lui che raggiunge i cuori attraverso la nostra disponibilità e l'amore che siamo chiamati a dare è lo stesso che abbiamo ricevuto abbondantemente incontrando il Signore. Ancora oggi milioni di uomini e donne cercano salvezza, senza sapere a chi rivolgersi. Mettiamo a disposizione del Signore la barca della nostra vita, casomai ne avesse bisogno.

E che tramite il nostro ministero convincente, possiamo aiutare le persone a gridare e a confessare anche oggi: Tu sei il Figlio di Dio!

2. Martirio di Santa Agnese

Il tesoro per il quale un cristiano deve saper vendere tutto è l'amore di Dio: come san Paolo anche noi siamo certi che nulla potrà separarcene. Santa Agnese ci mostra oggi la vittoria dell'amore e l’importanza della verginità. Ma qual è questa vittoria? L'amore di Dio secondo san Paolo è l'amore cristiano cioè mai separato dall'amore del prossimo ed è bellissimo vederlo nei martiri. Malgrado le persecuzioni essi non sono mai venuti meno a questo amore più forte dell'odio. In modo speciale essi hanno riportato la vittoria dell'amore sull'odio non rinunciando mai ad amare i loro persecutori.

Lodiamo il Signore per la forza di tanti cristiani che nel mondo odierno non hanno paura di confessare la loro fede in Gesù, e ci aiutano a essere più coraggiosi e coerenti.

 

3. Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

Il tema scelto per questo IV giorno della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani è: Un popolo sacerdotale chiamato a proclamare il Vangelo.

- Nel mondo di oggi, più che mai, fiumi di parole inondano le nostre case: non più solo dalle nostre conversazioni, ma dalla televisione, dalla radio, e ora anche dai social media. Queste parole hanno il potere di innalzare o di demolire. Larga parte di questo oceano di parole sembra senza senso: distrazioni più che nutrimento.

- Si potrebbe annegare in questo oceano dove non vi è nessun significato da cogliere. Ma noi abbiamo ascoltato una parola salvifica che ci è stata lanciata come un salvagente. Ci chiama alla comunione e ci conduce all‘unità con coloro che, come noi, l‘hanno udita. Un tempo non eravamo popolo, ma ora siamo il popolo di Dio.

- Siamo, inoltre, un popolo sacerdotale. Uniti con quanti hanno ricevuto la sua parola, le

nostre parole non sono più solo gocce perse nell‘oceano. Ora abbiamo una parola potente da proclamare; uniti possiamo annunciarla più vigorosamente: Yeshua – Dio salva.

 

Domande per la riflessione personale:

- Che cosa oscura la nostra proclamazione del Vangelo? Forse ambizioni personali, spirito competitivo, falsi assunti sugli altri cristiani e risentimenti?

- Chi ascolta da noi una parola che dà vita?

 

Preghiera:

O Signore Gesù, Tu hai detto che tutti sapranno che siamo tuoi discepoli se ci sarà amore tra noi.

Rafforzati dalla tua grazia, fa‘ che possiamo lavorare senza posa per l‘unità visibile, affinché l‘Evangelo che siamo chiamati a proclamare possa rendersi visibile in tutte le nostre parole e le nostre opere. Amen.

(Opuscolo Settimana Unita'2016)

 

Per l'intercessione di Santa Agnese chiediamo a Dio la forza necessaria affinchè siamo costruttori di pace ovunque ci troviamo, e chiediamo perdono delle nostre mancanze contro la vera unità nella Chiesa.

 

P.Saturino da Costa Gomes, scj